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Spazio/Luce

La modernità è uno degli aspetti che più caratterizzano le ricerche dell’astrazione nel dopoguerra. In tale ambito si distinguono le opere di quelle artiste che attraverso materiali nuovi per l’arte, come il vetro o il neon, indagano la dimensione percettiva e partecipativa dell’opera d’arte. Tra queste artiste vi sono coloro che, nell’ambito delle ricerche ottico cinetiche, creano nell’opera degli spazi-luce superando completamente la dimensione del quadro in oggetti che attivano i meccanismi percettivo. Utilizzando una moderna lettura neuroscientifica si potrebbe dire che opere come i “Cromorilievi” di Dadamaino, i “Rotosquare” luminosi di Grazia Varisco o i “Cronotopo” di Nanda Vigo attivano i neuroni specchio dell’osservatore favorendo letture individuali e coinvolgenti dei nuovi spazi creati dalle artiste. Se queste protagoniste degli anni Sessanta e Settanta del ‘900 possono essere inserite nelle ricerche legate ai gruppi di Arte Cinetica e Processuale, altre donne delle generazioni successive come Alice Cattaneo nella scultura, Elisabetta Di Maggio nell’installazione o Paola Di Bello nella fotografia interpretano con tecniche diverse una ricerca della spazialità in rapporto alla luce. 
Anche nella pittura, in modo diverso, le artiste Sonia Costantini, Lia Drei e Nataly Maier indagano il tema dello spazio nel rapporto visivo e percettivo con lo spettatore sfruttando le potenzialità della monocromia e facendo del colore sulla tela il luogo di una vera e propria esperienza.